Ultima fermata Paradiso (e ritorno)
Come promesso svelo il mistero della mia ultima gita golosa. E’ difficile tornare indietro da queste montagne, dopo tutta questa pace, l’aria che odora di cielo, il silenzio dei sentieri, il vino buono e le risate attorno al fuoco, ci si catapulta di colpo nel pieno della baraonda prenatalizia in una città stretta dalla morsa del traffico e con poche strade ad offrire alternative. Il centro completamente congestionato i negozi presi d’assalto, fiumi di persone in preda a sindrome d’isteria collettiva, sembra quasi di essere sbarcati in un altro pianeta.
Ci si arriva (quasi) comodamente da Borghetto Vara o da Brugnato, nello spezzino, e da lì ci si inerpica su per stradine tutte tornanti fino in cima, dove non si può andare oltre ed il cielo sembra ad un passo.
La località Casoni sta nel percorso dell’Alta Via dei monti liguri, ma il suo passato, perlomeno quello storico, non è cominciato nel 1993, data di costituzione del consorzio omonimo, basta andare alla locanda Volpi (in località Casoni) per averne qualche interessante assaggio.
La posizione è indubbiamente strategica, sta in cima al monte, da una parte c’è il golfo dei poeti, dall’altra strizza l’occhio al parmense. Era un crocevia già alla prima guerra mondiale, nella seconda fu fondamentale, solo i nativi sapevano (e sanno) percorrere ad occhi chiusi ogni singolo sentiero senza timore di perdersi, ed era qui, appunto che cercavano riparo dai nazifascisti. Qua la gente è pragmatica, con quella scontrosità bonaria, tipicamente ligure, gente di poche parole, abituata al lavoro della terra e a non farsi incantare dalle sirene della televisione.
Perché qua in cima, gli unici sostentamenti derivano proprio dal frutto del proprio lavoro, dal pane alla pasta insomma si fa tutto in casa. E posso assicurare che il pane è così buono che non si smetterebbe di mangiarlo, quindi siete avvisati.
La locanda esiste proprio dalla prima guerra mondiale, la sua posizione invogliava alla sosta per chi affrontava il valico. Nei decenni ha subito molte trasformazioni e non poche sono le leggende partigiane che su questi monti si sono consumate. Ma solo nel dopoguerra ha ripreso in pieno la sua attività diventando piano piano un punto di riferimento sia per il versante ligure che per quello parmense. E vi posso assicurare che fa uno strano effetto ritrovarsi li a pranzo sentendo i due dialetti fondersi in un unico cicalio.
Mi raccontava un vecchio della zona che qua la povertà di qualunque risorsa ha costretto la gente ad industriarsi, ad inventarsi soluzioni. Qua i teorici fanno poca strada, è vita per gente pratica, per contadini, per presone che sanno dare il giusto valore ad ogni cosa. E’ un posto dove ci è capitato di andare con enne carte di credito, ma quasi senza contanti, scordando peraltro che qua le carte di credito non servono, mica possono usare le mucche come bancomat! Ci hanno risposto tranquillamente – non ti preoccupare, ce li darai la prossima volta.- Cioè… vi rendete conto?
La famiglia volpi è qua da sempre, mi sono presa l’impegno di farne la storia romanzata attraverso le generazioni, con il vissuto dei nonni ed il ricordo dei nipoti. Un tempo la locanda era conosciuta (solo) come locanda dei cacciatori, tutti gli insaccati sono di loro produzione, come il pane, come il dolce casereccio. La selvaggina è bottino di stagione. La zona è praticamente circondata da boschi che offrono funghi di qualità in abbondanza, buoni per condire i ravioli casalinghi o le tagliatelle. Il vino è di queste zone, genuino e gustoso, quando in tavola finisce la bottiglia, non c’è bisogno di chiedere, arrivano a portarne subito un’altra (senza aumentare il prezzo!) e lo stesso atteggiamento familiare lo hanno anche con le porzioni sempre abbondanti, ma senza superflue esagerazioni.
E l’acqua? rigorosamente di fonte, ovviamente :-)
Se cercate un posto con le tovaglie di fiandra o lo stovigliame di Ginori, ecco.. .questo non è un posto per voi. Ma se volete provare il piacere di un’oasi fuori dal tempo, dove riscoprire gli aromi della memoria, con attorno solo alberi e pace (e nient’altro!) ecco, allora questo è il posto giusto.
Ed aggiungo che un pasto completo va dai 20 ai 25 euro, se poi fosse tardi, con qualche bicchiere di troppo nel sangue e si decidesse di fermarsi a dormire, si arriverebbe attorno ai 50 euro, non male no?
Queste giornate hanno avuto la bellezza del cielo terso e limpido, con dei tramonti mozzafiato, l’aria era fresca e frizzante, e nonostante fossimo attorno ai 1000 metri sopra il livello del mare, siamo riusciti pure a stare solo col maglione.
Mi sono innamorata di questi posti un sacco di anni fa poi, dopo una lunga e triste pausa, li ho ritrovati intatti e persino migliori del miglior ricordo che la mia mente aveva gelosamente custodito, e se ci fosse un posto dove tornare è qui che tornerei.
Trattoria Volpi
Loc. Casoni, 5 -
Suvero - Rocchetta di Vara (SP)
0187-890024
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Hai mai provato la besciamella al gorgonzola?
Se ti piace, sostituisci metà burro con il gorgonzola, fai ad occhio la tua miscela, se la vuoi più o meno delicata… Lo stesso valga per il tipo di gorgonzola, dolce o no a seconda dei gusti (mi piace la libertà anche in cucina, no?). Io la trovo squisita per i finocchhi gratinati, ma si può utilizzare come jolly in molte ricettine…
Buon appetito e complimenti per il blog golosissimo. Auguri di buon Natale e felice anno nuovo.
Paola
Sono io che rimango a bocca aperta davanti a cotanta pace, bellezza e genuinità.Quello che amo e che mi rende felice.Grazie della segnalazione e tanti auguri!
saretta
questo post mi ha infuso serenità!!!
Questi sono i posti che garbano tanto anche a me!
Ti faccio Tanti Auguri per un Natale Sereno e Gioioso :-) Laura
Dal vicino caminetto scende giù un angioletto, l’ho mandato di nascosto a dare gioia in ogni posto, tanta gioia e tanto amore agli amici che ho nel cuore! BUON NATALE!
M&M
Che posto incantevole!
Un abbraccio Gì e che il tuo Natale sia fantastico e pieno di gioia
Fra
Che meraviglia G, questo rimando struggente dalla Alta Via di noi milanesi pentiti, inguaribilmente sedotti da quella zona ruvida, talmente ruvida che ti gratta via l’anima e se ne impregna per sempre. La Val di Vara di noi milanesi adottati dai quei nonni partigiani e dai loro figli e nipoti. La prossima volta non uscire a Brugnato, esci e Carrodano, imbocca l’Aurelia e poco dopo il Bracchetto, quando vedi una piana, prendi a destra la freccia storta per L’Ago, gira i primi due o tre tornanti, lasciati a destra il condominio del Sandro, la casa dei tedeschi, e invece di salire al paese prosegui diritto per U Campu, tira diritto fino alla casa di pietra. Ci troverai lì. Anche se siamo a Milano.
E la sera, quando riscendi dai Casoni, passa da Rocchetta, ma non tornare a Brugnato (a meno di non voler passare dal caseificio Esposito, la migliore mozzarella a nord di Mondragone, sulla stessa strada che percorreresti, all’ingresso del paese). No, a Rocchetta riprendi le indicazioni per Zignago, sali, sali attraversando Debbio, segui la freccia per Sasseta. Arriva prima del tramonto, se è estate, meglio se tarda, i canaloni sotto sono un mare di verde intenso, ininterrotto. A Sasseta, quattro case, la primissima che incontri, all’altezza di una stazioncina dell’Enel, è la locanda del Fuochista (Füstigià? non ricordo più, il telefono ce l’ho nell’agenda strappata del Campu, mannaggia). E’ uno degli ultimi posti, sul Vara, che i panigacci, nella fornace all’ingresso (che dà il nome al locale). Nessuno vuol più sottomettersi alla tortura di queste “crêpes” di acqua e farina abbrustolite all’istante nella viva fiamma, impilate nei loro stampi di coccio e mangiate così come sono con la coppa o lo stracchino (o la nutella, per dessert!) o buttate nella pentola dell’acqua, tirate su calde, nerastre e spugnose, nappate in quel pesto ruvido come i loro monti (o perché no nella salsa di noci, che di solito non si fa ma è buonissima lo stesso). Testaroli, Panigacci e nutella a 15 euro (provare per credere).
Belin, dovrebbero inventarti se non ci fossi… Ma attenta, purtroppo la televisione è arrivata anche in quei posti incontaminati, dove gli elettori si affidano a liste come “Forza Borghetto.” Fremono le anime dei partigiani, si indignano poco più a ponente, usciti dal budello del Turchino, sulla strada per il Faiallo (il miglior cinghiale del Beigua), le ossa della Benedicta…
Paola grazie per l’idea, è davvero da provare, per i finocchi gratinati (che in genere non è che ne sappiano di sto granché) credo sia una genialata. Grazie!!!
Saretta è qua che volevo portare te e stella per farci un we! Però adesso che finalmente un po’ di rogne le sto sistemando possiamo sempre andarci eh. cheddici?
è un posto meraviglioso
lydia e Laura ossignur non che vi avrò annoiato, no nevvero???
Morettina hahahahahaah come si fa a non sorridere leggendoti?
Fra pensa che io non sono ancora riuscita a riaggiornarmi con i vostri blog! avrò un mese di ritardo di lettura! ah ma ci riuscirò eh!
Andrea che bello il tuo commento, pieno di amore e di passione per queste montagne aspre. Che poi perchè dovresti essere un milanese pentito? Ci sono posti del milanese che amo moltissimo, sai?
Ma tu stai nella casa di pietra? posso bussare la prossima volta? dai, eddaiiiii dimmi di si aprimi, ti faccio una torta, se vuoi!
Sai che una volta, una vita fa, ci amdammo in giugno e di colpo si mise brutto tempo. Io e il bambino eravamo in calzoncini e canottiera, viola dal freddo, e allora la signora ci disse di scendere in paese (vabbè quelle 4 case che chiamano paesino) e di chiamare dalla strada la signora di bottega che anche se era domenica sarebbe venuta ad aprire. Sono bastati due richiami ed io e mio figlio eravamo già con 2 felpe addosso.
E’ il posto della mia vita, un posto speciale.
Ah, lo sai, nemo profeta in patria. Se davvero conosci posti capaci di risvegliare l’amore per la Milano che percorrevo io, quella che qualcuno si è avidamente bevuta, ti prego, rivelameli. La casa in pietra di L’Ago non è purtroppo mia, ma di un fraterno amico che abita lontano e per il quale svolgiamo il ruolo di “manente”. Se non trovi me (e in questi mesi di malattia dei miei anziani genitori difficilmente mi troveresti, magari per gli ultimi giorni dell’anno e saresti più che benvenuta, anche senza torta – certo che…) qualcuno potrebbe esserci. Eventualmente mandami un messaggio. Non so come si comporti l’editor qui con le URL ma ecco due immagini rubate col telefonino, una alla locanda del fuochista, a Sasseta di Rocchetta Vara:
http://www.flickr.com/photos/98379711@N00/2979150907/
e l’altra sul patio della casa di pietra, con due amici davanti, cosi’ fose la riconosci: http://www.flickr.com/photos/98379711@N00/2979141291/
Se davvero il posto della tua vita è L’Ago e lo hai visitato che aveva ancora la bottega, dev’essere passato qualche annetto da quella prima volta… Anche queste tue pagine rischiano di diventare, in assai meno tempo, un luogo dell’anima e del gusto.