Me ne andavo un mattino a spigolare quando ho visto una barca in mezzo al mare: era una barca che andava a vapore, e alzava una bandiera tricolore
Se siete a corto di idee per la tavola di oggi, eccovene una a basso costo e di grande effetto. Basta un bicchiere e tre pentolini in cui fare i nostri tre risotti caratteristici, col tricolore d’ordinanza.
Per il verde ho (ovviamente) scelto il pesto (lo so, d’accordo sono in pieno conflitto d’interesse, lo ammetto;-), al bianco ci ha pensato il risotto alla parmigiana e il rosso, bè, quello è facile dai!
La cosa importante è avere un piccolo angolino tricolore e se, qualche anno fa, mi avessero detto che avremmo dovuto impegnarci nella difesa della nostra identità nazionale, quella che fa di noi un popolo unico, mi sarei messa a ridere, perchè io, come tutti, ho sempre dato per scontate certe ose: la libertà di espressione, la costituzione, la bandiera, l’inno, l’istruzione pubblica. Oggi invece scopro che tanto scontate non sono e che ci sono forze politiche che vorrebbero affossarle, un pezzetto alla volta, probabilmente per ridurci come i tanti popoli chiusi in continue lotte intestine per proiettarci in un colpo solo nel medioevo, alla faccia di tutto il cammino che invece da allora abbiamo fatto e di quello che vorremmo ancora fare.
Oggi l’unità d’Italia in tavola festeggiatela con un piatto tricolore, foss’anche un pomodoro, una mozzarella e una foglia di basilico, sono i piccoli gesti quelli in grado di trasmettere un qualche valore ai ragazzini perché saranno loro, tra qualche decennio a dover accollarsi questa fetta di storia e tramandarla ai posteri, arricchita (o impoverita) anche dai nostri gesti odierni. Da qui si capisce fin troppo bene che Bossi figlio non ha ricevuto questi valori. Ho sempre guardato con estrema ammirazione al patriottismo americano, da bambina mi faceva specie che tutti i bambini americani sapessero l’inno e i primi articoli della costituzione a memoria già da piccolini, e la cosa incredibile è che ne erano (e sono) orgogliosissimi. Noi no. Solo così si può spiegare l’assoluto analfabetismo di taluni personaggi, che in spregio all’intera nazione, escono dalle aule istituzionali al suono dell’inno d’Italia ma non disdegnano i lauti stipendi che quest’Italia versa nei loro conti in banca.
Colgo l’occasione per ri-lincare il Benigni di Sanremo, il primo che mi ha fatto commuovere davanti a una pagina di storia (1, 2, 3, 4) e, guardate un po’, persino google ci festeggia
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bello il risotto, lo propongo sicuramente ai bambini!
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