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Riflessioni di fine anno (anch’io)

Benazir Bhutto

(Immagine presa da La Repubblica.it)

Il post di Loste mi ha suggerito di tentare di mettere ordine nei canonici bilanci di fine anno, perché ci siamo quasi, bisogna spicciarsi; e per quanto io sia una che fa tutto, perché in genere davvero faccio tutto, e pure oltre, ho il vezzo di farlo all’ultimo istante, tutto insieme, mischioso, ingarbugliato, quasi fosse una corsa a perdifiato.
A salvarmi dalle mie minimali riflessioni di donna occidentale mediamente colta ed evoluta, e dagli eventuali bilanci in passivo, ci si è messa di mezzo una donna, un’altra donna. Una di quelle donne che se la incontri per strada manco ne intuisci la grandezza, che quando ne leggi le vicende sui libri di storia pensi sia un romanzo venuto male, col finale stroncato malamente per mancanza di fantasia e crisi d’ispirazione dell’autore. Mi piacerebbe finire questo anno pensando a Benazir Bhutto, alla sua vita, a quello che ha dovuto lasciare incompiuto e che giocoforza subirà una brusca frenata.

Ho avuto la fortunata occasione di poter riascoltare integralmente una sua vecchia intervista e mentre l’ascoltavo, così acuta, determinata, lucida, intelligente ed evoluta ho invidiato il suo popolo; dentro di me dicevo, accidenti, ‘sti qui non avranno l’ultimo modello di asciugatrice, ma possono contare su una donna eccezionale, lei è quel che si dice, l’assicurazione alla speranza, (un po’ in stile Saramago, và). Ero tremendamente invidiosa di questa donna cazzuta, perché a dire la verità io mi vergogno parecchio dei nostri politici, persino di quelli che ho votato, come se qui fossero venute meno le regole etiche fondamentali per intraprendere la carriera politica, come se gli interessi avessero spazzato via ogni barlume d’ideologia, e il guadagno su uova o vino marci avessero il sopravvento sul benessere della popolazione che si dovrebbe governare e tutelare. Forse dovremmo smettere di comprare giocatori ecstracomunitari, e cominciare ad ingaggiare i politici “dell’altro mondo”, quello possibile, intendo, attingendo alle loro riserve. Sospetto, senza troppa fantasia che potremmo avere maggiore speranza d’incappare in qualche statista migliore di quelli attualmente in circolazione sul suolo italico.
Se fossi una donna cinica vedrei anche del buono in questo tragico accadimento, ovvero l’aver scompaginato la scaletta dei tiggì, constringendoli a smetterla di mostrarci il giro del mondo in una vacanza o le diete post natalizie, dedicando la maggior parte del tempo alle vicende pakistane. Oggi ogni singolo tiggì ha sciorinato così tante informazioni da indurre gli ingenui utenti a reputarsi dei veri esperti della vita di Benazir Bhuto, delle vicende politiche e sociali interne al Pakistan, salvo tradirsi nell’avere ancora qualche incertezza, nella collocazione geografica del paese in questione. Invece se fossi una persona diffidente e smaliziata mi chiederei com’è che la Mossad, i servizi segreti israeliani, la CIA, i servizi segreti americani, per non parlare del MI5, i servizi segreti del Regno unito non siano riusciti a limitare, se non addirittura debellare il proliferarsi del terrorismo nel mondo. Se io fossi parecchio maliziosa, anzi, penserei ad una raffinata regia dietro tutte queste miserevoli vicende, altrimenti non si capisce bene com’è che in tutti questi anni, i governi di riferimento, non abbiano mai licenziato nessuno dei dirigenti di queste delicate sezioni antiterrorismo, in fondo hanno dimostrato con un’allarmante goffaggine, il loro totale fallimento. É un po’ come avere a disposizione i migliori medici del mondo per curare un semplice raffreddore e rendersi conto che non sono in grado di prescrivere manco un’aspirina.

Se questa fosse la sceneggiatura di un film, sarebbe un pessimo film, uno di quei film da sconsigliare a chiunque avesse un paio d’ore da buttare.
Ma se questo fosse stato un romanzo creato da Ian Fleming, avrei avuto la speranza che il signor Bond, James Bond, alias agente 007, avrebbe salvato la vita di una donna che mi ha reso orgogliosa di appartenere alla sua stessa categoria.
Ma questo non è né un film né un romanzo di spionaggio, siamo qua, tremanti e terrorizzati, in attesa che Bruno Vespa ci mostri il plastico della morte della signora Benazir Bhutto, questa è la dura realtà. Almeno da questa parte del mondo.
Termino con Saramago perché il cuore non abbia a rimanere oppresso da troppa tristezza nel buio della realtà:

“La speranza, solo la speranza , nient’altro, si arriva a un punto in cui non si ha nient’altro all’infuori di quella, ed è allora che scopriamo di avere ancora tutto“

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Comments

  1. Loste says

    sabato 29 Dicembre 2007 at 08:00

    Roba grossa è? Riflessioni pesanti! Hai portato i “nostri” politici a confrontarsi con chi per la politica è disposto a farsi ammazzare. Pensandoci bene, forse, la coscienza di poterci rimettere la pelle, aiuterebbe a fare un po’ di selezione… certo gli si dovrebbe far capire che il rischio c’è ;)
    Loste

    Rispondi
  2. caravaggio says

    domenica 30 Dicembre 2007 at 08:16

    complimenti per il post, l’attentato alla bhutto ahimè , vedo scenari inquietanti, spero di sbagliarmi e di molto!Comunque auguri per un sereno 2008

    Rispondi

Trackbacks

  1. Con la rabbia nel cuore | fiordisale ha detto:
    venerdì 4 Luglio 2008 alle 09:38

    […] corrente, è stata finalmente liberata. É la donna più famosa del mondo, per qualcuna è andata meno bene, a lei hanno tolto solo 6 anni di vita e chissà […]

    Rispondi

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