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Schiamazzi grafomani attorno ai fornelli

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Mi sono (quasi) persa a Genova

la-feltrinelli

Ho bisogno di post leggero, mi dicevo stamattina, mentre armeggiavo in guerra perenne con la rete malfunzionante, la pesantezza delle notizie di ieri, non voleva abbandonarmi, quindi cercavo qualcosa di tranquillo una specie di parlarsi addosso senza una meta precisa, giusto per tastarmi il polso umorale. Ci ho pensato un po’ su ed ho deciso di tirar fuori una delle foto fatte sabato notte, diventata d’attualità. Mi piace l’idea di parlare di qualche giorno fa, quando quei 6 ragazzi erano ancora cuore pulsante, come a voler cancellare ieri, perlomeno dalla mia testa.

In tutto il trambusto di questa settimana, e il primo che si azzarda a dire che settembre è un mese tranquillo fulmini lo colga :-)), mi ero scordata di darvi questa novità. Che si vabbè, chissenefrega, mica sono dell’ufficio marketing della Feltrinelli, però è una cosa che mi è piaciuta un fracco e poi c’è di mezzo un discorsetto già fatto ch’è sempre bello scardinare luoghi comuni, convinzioni granitiche , etc., indi per cui ve ne parlo, why not, del resto?

Dalla foto si intravede che i lavori erano in piena fibrillazione, difatti lì davanti sabato era (ancora) un macello, ma martedì scorso, il 15 settembre, come per miracolo ogni cosa era al suo posto e si è potuta svolgere la tanto attesa inaugurazione del nuovissimo Megastore Feltrinelli, chiamato Superba, in onore alla città, realizzato dall’architetto Miguel Sal e nato dalle ceneri e al posto del vecchio cinema Universale, si quello che aveva quella favolosa sala in verticale, ricordate? Ecco proprio lui.

Mi sono praticamente fatta tritare dalla gente, e giuro sulla testa di tutti i figli di papi ch’è la verità, per riuscire ad entrare. L’altro, la Libreria Feltrinelli di via Venti, aperta dal 1991, che portò l’innovazione giudicata per l’epoca scandalosa, del negozio aperto alla domenica, tra la nostra gioia e i mugugni dei bottegai attorno, ha chiuso i battenti in contemporanea all’apertura di questo Megaspazio, in via Ceccardi, cioè, praticamente a pochi passi dall’altro.

Detta tra noi, quando degli amici mi dissero di questa novità, st’estate, ho storto il naso. Io sono un’abitudinaria in certe cose, mi piaceva l’ordinata confusione del vecchio negozio. Poi ci sta pure il fatto che sono un po’ prevenuta coi megastore, tant’è che da fnac ci vado solo in concomitanza di talune presentazioni irrinunciabili (leggasi Travaglio) o per qualche micro concertino, mitico fu quello di Allevi, eravamo nei corridoi e ovunque, uno abbracciato all’altro per l’emozione di quelle note. Piccolo inciso giusto per rendere merito a Fnac – in quel frangente ho scoperto cosa significa affidarsi a dei tecnici del suono professionisti, perchè la qualità del suono arrivava in ogni angolino in maniera perfettissima, senza alcuna distorsione, e parlando di musica dal vivo, in un ambiente così problematico non è proprio uno scherzo. Però tant’è a me Fnac non m’attizza. Il solo fatto di dover scendere le scale e stare per un tempo immemore sotto il livello della strada mi da un po’ addosso. Perciò ero già sul piede di guerra, col mugugno in canna, pronto a sparare a zero su questo nuovo megastore Feltrinelli. Perchè a me i megastore, lo ripeto, mica mi piacciono, eh non mi piacciono a prescindere, intendo.
E invece…

Ecco, invece è successo che ci sono stata da Feltrinelli, che sono rimasta senza parole, che mi ha affascinato per la bellezza e per l’innovazione, il bar interno, l’enorme spazio bambini, uno spazio wi-fi gratuito, la cartoleria, le piantine e i fiori recisi. Mi ha intenerito per lo spazio eventi dedicato a De André, e inaugurato da Dori Ghezzi e il poeta Edoardo Sanguineti, come a testimoniare l’amore sempre vivo di questa città col nostro poeta-cantore. Mi ha entusiasmato per le poltrone, disseminate ovunque, i punti ascolto, l’info-point interattivo e tavoli per chi studia. Lo spazio bambini poi, è una genialata, diciamocelo. Gli ultimi piani sono dedicati alla musica, perché, per chi non lo sapesse, la nuova Feltrinelli ha inglobato lo storico Ricordi Media Stores di via Feschi. Oltre a dischi, video et affini, all’ultimo piano c’è lo spazio per gli strumenti. Il che mi fa un gran piacere, perché erano (quasi) scomparsi dal commercio.

Ma la vera novità si chiama «Kidz» ed è lo spazio bambini di cui accennavo poco sopra. La Feltrinelli insieme a «Reggio cildren» – la società che ha dato vita a scambi pedagogici e culturali – ha avviato, per la prima volta in Italia, un gruppo di lavoro che si dedicherà esclusivamente all’universo infantile. In questo luogo semincantato ci sono mobili, colori, segnaletica tutto insomma a misura di bambino per sviluppare proposte tematiche e occasioni di incontri, e per promuovere diritti e potenzialità dei più piccoli. I kidz village all’estero sono un po’ più conosciuti rispetto a noi, sono spazi per lo più gratuiti, e l’italiano ha sempre avuto una certa difficoltà a prendersi veramente cura dell’infanzia, delegando l’onere solo alle famiglie. In pratica i governi degli ultimi decenni non hanno investito molto sul patrimonio umano, ci avevate mai pensato?

«EffeBimbi» è invece il progetto che coinvolgerà i bambini in laboratori creativi, letture animate, esperienze sonore e attività di educazione ambientali, il tutto lontano dai genitori. Il che sta a significare che nel mentre si va li, soli o con amici, si porta il bambino al suo corso, e noi ci si può sbizzarrire per tutti i 1.700 e più metri quadri  di superficie sviluppati su quattro piani e con i suoi sette livelli.

Ho fatto un veloce raffronto mentale tra questa specialissima attenzione verso l’infanzia da parte della giangiacomofeltrinelli con le azioni di questo governo, che praticamente persegue i bambini figli di clandestini e/o clandestini essi stessi, condannandoli come minimo all’ignoranza e alla delinquenza, e quasi quasi mi commuovevo. Quand’è stata l’ultima volta che qualcuno ha investito sui bambini in questo paese? Grazie Inge, dico davvero.

Adesso capite perché ho un legame così forte con la Feltrinelli, a prescindere dal luogo intendo.

Ne è valsa la pena farsi triturare, fare la coda sotto i portici solo per poter entrare perché credo di aver assistito in diretta ad una vera e propria svolta.

La serata è continuata e terminata con Maurizio Maggiani e il comico Maurizio Crozza che, da sotto i portici, davanti alle vetrine, ha fatto il suo teatrino politico al vetriolo.

Qua c’è qualche scatto di Andrea Leoni per  Repubblica perché io francamente non me la sono sentita di portarmi la macchina appresso. Ah per la cronaca ho preso il nuovo di Larsson, mannò non quello (che dolore!), ho preso quest’altro, ci ho pure aggiunto l’ex-ibris memorandum dell’evento :-)))

E adesso sapete dove mi nasconderò quando non mi trovate per questi lidi.

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Comments

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