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Schiamazzi grafomani attorno ai fornelli

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l’indignazione

[fonte della foto]

Non saprei dire se è stato il disgusto o la mortificazione a bloccarmi i polpastrelli fino ad ora, e non sarei neanche in grado di spiegare il groviglio di sensazioni deprimenti che mi spinge a scrivere queste quattro-righe-quattro. Non che pensi o speri che servano, intendiamoci. Bastasse scrivere per risvegliare qualche connazionale disattento o dormiente o, anche, scaricarsi della rabbia o dell’impotenza, in Italia avremmo almeno 30 milioni di scrittori (più o meno incapaci, ovviamente). Magari è stata la vergogna che ho provato a rileggere Alfredo Reichlin, quello che ha lavorato fianco a fianco con Berlinguer, quello che sperava, con qualche eccesso di fiducia, che fosse sufficiente stilare un Manifesto dei Valori, per garantire un’iniezione di gentiluomini in parlamento. É vergognoso che costringiamo un ultraottantenne, ex partigiano, che oramai credeva di averle viste tutte, a questo indecente spettacolo corale.

Mentre i media ed il web nei giorni scorsi impazzavano alla ricorsa delle dichiarazioni di questo o quel politico, tutte rigorosamente sopra le righe, io me ne sono stata ad osservare e memorizzare, già sapevo come sarebbe andata a finire. Lo sapevo da domenica scorsa. É buffo dirlo, anzi no, più che buffo è triste, ma anche se era fuori da ogni possibilità, sapevo che avrebbero fatto uno dei loro mastruzzi, del resto dopo il condono edilizio, quello spazzaturiero e quello fiscale che ci voleva a farne uno elettorale? Detto fatto.

Vediamo una carrellata delle dichiarazioni di questi ultimi giorni, che mi sono tenuta da parte:

“Mi auguro e tifo fortemente che, nel rispetto delle regole, possa essere garantito il diritto di voto sacrosanto, previsto dalla costituzione, a tutti i cittadini”, ha detto il presidente del Senato. Renato Schifani si augura che “sempre nel rispetto delle regole prevalga la sostanza sulla forma quando la forma non è essenziale”. [quindi se io domani venissi a Palazzo Madama e la salutassi con una pacca sulla spalla, magari scardinandoLe il riportino, per Lei andrebbe bene, ho capito giusto?]

“Inizialmente era prevalsa l’idea dei ‘dilettanti allo sbaraglio’. Ma, poi un approfondimento di quello che e’ accaduto, sia nel caso di Roma che della Lombardia, ha verificato che ci troviamo di fronte a comportamenti che sono in assoluto contrasto con quello che e’ scritto nella legge”. Lo ha detto il ministro della Semplificazione normativa, Roberto Calderoli,  che con il decreto interpretativo approvato ieri dal Consiglio dei ministri, spiega, “si e’ rimediato ad un grave vulnus della Costituzione se si fosse andati alle elezioni privando quasi 14 milioni di cittadini del diritto dovere di esprimere il loro voto. Sicuramente ci sarebbe stato un annullamento dopo le elezioni e avremmo buttato via un sacco di soldi e tolto il diritto ai cittadini di esprimere il loro voto“.
Perciò secondo il ministro Calderoli, se si dovesse andare al voto senza la presenza delle liste del Pdl in Lombardia e nel Lazio si violerebbe il comma secondo dell’art. 48 della Costituzione, che tutela tra l’altro la “segretezza del voto e si aprirebbe la strada a un annullamento delle elezioni regionali”. “Non solo per violazione della Costituzione, ma anche per la violazione delle leggi, dei regolamenti e delle istruzioni del ministero degli Interni”: Calderoli lo ha ribadito più volte, specificando che l’intento è tutelare soprattutto “l’elettorato attivo, ovvero gli elettori”.

“Il 2° comma dell’art. 48 della Costituzione – ci dettaglia Mr. Calderoli – recita che ‘il voto e’ personale ed uguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. Se si dovesse andare al voto delle prossime elezioni  regionali con la situazione attuale, ovvero con l’assenza della lista Pdl nella circoscrizione provinciale di Roma e, peggio ancora, con l’assenza della lista Formigoni e delle liste provinciali Pdl e Lega, in  Lombardia, si violerebbe completamente il comma 2 sopracitato’.
“L’elettore – aggiunge ancora il ministro – deve partecipare al voto perché è un suo dovere civico e quindi non può astenersi dal farlo. Per assolvere a questo dovere, anche in assenza del simbolo per cui avrebbe votato, l’elettore dovrebbe recarsi al seggio e votare scheda bianca, venendo meno al principio della libertà di voto, ovvero non votando verrebbe meno la segretezza del voto perché si autoclassificherebbe, implicitamente, tra i sostenitori di una lista non presente”. (Ansa)

Evidentemente il ministro dimentica che nel primo governo Berlusconi, in occasione del referendum, fummo inondati di sms con lo scopo di ricordare all’elettore di cui sopra, che non era obbligatorio andare a votare; il tutto ovviamente a spese del contribuente (cioè io), disattendendo una legge che indica  tale uso solo per gravissimi casi di natura nazionale, chessò l’avrei visto bene per avvisare i cittadini de L’Aquila dell’imminente terremoto, per esempio.

In base alle stesse osservazioni del Ministro, possiamo supporre che chi andò a votare, in quel preciso frangente, potrebbe essere stato debitamente schedato e classificato come oppositore e nemico del governo. Questo come vogliamo chiamarlo? Forse sarebbe il caso che qualche magistrato indagasse approfonditamente su questa questione, c’è la possibilità che nel recente passato sia stato commesso un reato e l’ipotesi che si reitererà.

Per Brunetta “ci sono state delle irregolarita nei comportamenti di chi doveva controllare le liste” [qui non si capisce bene se i controllori delle liste sarebbero gli uffici statali preposti o i loro incapaci adepti, sospetto fortemente che sia buona la prima], mentre Gasparri si appella al buon senso chiedendo che siano prioritari i valori costituzionali [bisognerebbe capire quali sarebbero i valori costituzionali da preservare].

«Spero che siano dilettanti allo sbaraglio – istilla nei suoi il dubbio Matteo Brigandi, responsabile Giustizia della Lega – Perché se non lo fossero, sarebbe più grave». Non male per riscaldare animi che nel centrodestra di questi tempi sono già piuttosto caldi. A tutto vantaggio di Bersani e compagni».

Ministro della Difesa Ignazio La Russa: “Non vorrei fare la parte dell’eversivo ma lo dico chiaro e tondo: noi attendiamo fiduciosi i verdetti sulle nostre liste, ma non accetteremo mai una sentenza che impedisca a centinaia di migliaia di nostri elettori di votarci alle regionali. Se ci impediscono di correre siamo pronti a tutto“ [Da un ministro della difesa, forse sta frase sta n’anticchia sopra le righe].

Dopo i no della Corte d’appello di Roma e Milano si alzano i toni del centrodestra Bonaiuti: “Impensabile finisca così”. Calderoli: “Risponderemo ai furbi”Polverini: “Daremo una prova di forza” La Russa: “Siamo pronti a tutto”(03/03/2010)

Oltre alle dichiarazioni, che sono pur sempre una bella carrellata di schifezze, ci sono le ipotesi e le illazioni a riempire le pagine dei giornali. Tra le tante teorie mi ha colpito quanto pubblicato Il Messaggero, ovvero che il presidente del Consiglio, durante l’incontro avvenuto al Quirinale, avrebbe minacciato il Capo dello Stato Giorgio Napolitano:  “Ti scateno la piazza contro” e poi “la tua firma non è indispensabile, vado avanti da solo”. Del resto lo stesso Napolitano ha parlato di un “clima teso” nel primo incontro con Silvio Berlusconi  avvenuto giovedì 4 Marzo. Ulteriori conferme di questa teoria di ricatti e minacce si possono trarre da altre dichiarazioni del Capo dello Stato: “La vicenda è stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni, e ha messo in evidenza l’acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni istituzionali.” Strano che nessun altro quotidiano abbia approfondito, lasciando la notizia al Messaggero, notizia, tra l’altro, non smentita dallo stesso quotidiano. [oppsss rettifica]

Non so come ma sono abbastanza propensa a sposare la teoria della minaccia perpetua, cioè abbiamo il nostro massimo garante della costituzione sottoposto a continue pressioni, e lui, così timido, perbene, abituato a tutt’altra classe politica, solo, fragile e impaurito, avrà pensato, in totale buonafede, su questo non ci sono dubbi, di poter difendere, il popolo, alla bell’e meglio, tutto da solo, che si sa una delle sue pecche è sempre stata la sopravalutazione delle sue possibilità e/o capacità.

Ecco, questo è il punto. Io non chiedo l’impeachment di Napolitano, come fa Di Pietro ogni 6 mesi, intendiamoci non perché sia convinta che ad oggi sia stato all’altezza del ruolo che fu di Pertini, tutt’altro, ma da qui all’impeachment ce ne corre. Semplicemente, o un po’ più realisticamente, penso che sarebbe un autogol. Quanto ci metterebbero a rimpiazzare Napolitano col Griso di turno? Tempo zero e ci ritroveremmo quel tal Letta, inquisito e trafficone, al Quirinale, c’è da scommetterci. Ritengo però che Napolitano dovrebbe astenersi da porgere continuamente spiragli di legalità sopratutto se questa è inesistente o diventa legale previa prescrizione. Potrei fare una lunga e deprimente lista degli intoppi in cui è inciampato il Presidente in questi anni, basti ricordare il Lodo Alfano per tutti, ma a che servirebbe? Vorrei tranquillizzare lo stimabile inquilino del Quirinale e rivolgergli la supplica di non difenderci più, non perchè il nostro supponente orgoglio ci faccia immaginare di non averne bisogno, tutt’altro, ma semplicemente ed onestamente perchè sono convinta che non ne è capace e che, anzi, il rispetto per la Sua persona, troppo spesso ci impedisce una difesa più efficace ed incisiva, nel timore di danneggiarlo ulteriormente.

E comunque all’occorrenza il popolo italiano saprebbe difendersi da solo, lo ha già fatto: ha già spazzato via una volta la gentaglia che intimidiva, minacciava, manganellava, perseguiva, ammazzava, incarcerava; sapremo farlo di nuovo. La missiva di ieri del Presidente Napolitano è, a dir poco, irricevibile, ed io profondamente mi vergogno per Lui e di Lui. Che qualcuno mi dicesse dove si può inoltrare la richiesta per farsi cancellare dalle liste di cittadinanza di questo Paese. Ci ho pensato un po’ su e più di qualunque altra cosa, oggi, vorrei essere un’apolide, non voglio più addormentarmi piena di vergogna e risvegliarmi con l’angoscia di affrontare un altro giorno di straziante attesa del nulla. Che qualcuno facesse un altro bel decreti-no interpretativo per decifrare quello che scrive una comune cittadina al Presidente Napolitano:

Non voglio più avere niente a che fare con Lei e ciò che rappresenta, con ciò che avvalla con le sue precipitose firme, con le sue scandalose missive, con questo Paese che oramai non sento più mio.

Avrebbe potuto fare l’intelligente scelta di starne fuori, ma non l’ha fatto. Volevano farsi leggi e decretini ad personam? Il Presidente avrebbe potuto lasciarli fare, perlomeno il ruolo, di cui avrebbe dovuto avere (maggiore) cura, non ne sarebbe uscito mortificatamente malconcio e correo delle loro malefatte com’è accaduto fino ad oggi.

Qua c’è un’altra bella lettera, composta ma ferma, ascoltatela

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Comments

  1. enza says

    domenica 7 Marzo 2010 at 23:42

    me lo sono bevuto il tuo psot riga per riga parola per parola e lo condivido in ogni frase.
    tu hai una memoria storica più ferrata della mia e non posso che ammirare il tuo scomporre pezzo per pezzo le continue bugie (ma avrei voluto scrivere “minchiate”) che ci propinano quotidianamente.
    se sai quql’è l’ufficio per cancellarsi dimmelo.
    intanto, come il signor G, io non mi sento italiano…e non mi sento nemmeno di dire “ma per fortuna o purtroppo lo sono”
    sai cosa? non so quale possa essere la via di uscita.
    insomma detto francamente voterò la bonino che peraltro mi piace anche tanto (e questo era scontato) così come ho votato Marrazzo.
    ora tu mi dirai che tra la bonino e marrazzo c’è differenza.
    si lo so, adesso lo so o meglio mica lo so…la delusione è tanta ma l’unico strumento nelle mie mani, cioè il voto, non è che sia tanto efficace..

    Rispondi
  2. Diletta says

    lunedì 8 Marzo 2010 at 19:57

    Delusa, amareggiatta, arrabbiata….e nonostante mi sforzi di tenere alta la mia bandiera nel paese che mi da da mangiare e che mi consente di fare ogni giorno cio’ che amo…anche io non mi sento italiana.

    Un sorriso tricolore,
    D.

    Rispondi

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